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DISPONIBILITÀ GARANTITA AL 99%; SPEDIZIONE ENTRO 12 ORE DALL'ORDINE. OTTIME CONDIZIONI GENERALI, MAI SFOGLIATO. FIRMA DI APPARTENENZA IN ANTIPORTA E LIEVI SEGNI DEL TEMPO. Ignácio de Loyola Lopes Brandão è uno scrittore e giornalista brasiliano, nato ad Araraquara nel 1936. Un autore quindi apparentemente molto lontano dall'Italia, a cui in realtà deve molto. La sua notorietà comincia con il romanzo Zero, pubblicato in prima mondiale da Feltrinelli nel 1974. Scritto con il titolo A inauguraçao da Morte, venne poi alleggerito e tagliato diverse volte, prima della sua forma definitiva. A tali modifiche contribuì Jorge de Andrade, amico di Ignácio de Loyola, che lo mostrò poi a Luciana Stegagno Picchio, all'epoca insegnante di Letteratura Portoghese e Brasiliana all'Università di Roma. La filologa e medievalista lo segnalò alla casa editrice milanese, che coraggiosamente lo pubblicò nella collana I Narratori con la traduzione di un giovanissimo e già bravo Antonio Tabucchi. Un legame forte, quindi, quello con l Italia. Un legame che comincia negli anni Sessanta. Nel 1962 Ignacio de Loyola Brandão si mise in testa di emigrare a Roma per realizzare il suo sogno: diventare sceneggiatore a Cinecittà. L obiettivo non si realizzò mai, ma di quel periodo qualcosa è rimasto. Lo scrittore affermò di aver visto quasi 50 volte il film Otto e Mezzo di Federico Fellini. Film che influenzò moltissimo la stesura di Zero. Zero è un romanzo sulla dittatura militare che ha oppresso il Brasile dal 1964 al 1985, una delirante parodia che narra non l America latina ma l America latindia: un'evidente allegoria della morte, delle torture, del terrorismo praticato dalla polizia in quel paese. Il risultato è la costruzione di un mondo in cui non esistono né buoni né cattivi. Il punto di partenza è la vita di José, un emarginato che, esasperato dallo strapotere delle istituzioni, esplode rabbiosamente, senza però alcuna speranza di sopravvivenza; di fatto il vero protagonista del romanzo diventa il sistema, del quale si percepisce ogni minimo ingranaggio. Sullo sfondo la città di São Paulo, trasfigurata ma pur sempre riconoscibile. Zero è una distopia politica, una sorta di 1984 in versione latino americana, più caotica, sessuata e narcotizzata. Ma anche più cattiva e per questo umana. Una fantascienza avvilente che ricorre alla recente realtà di quella zona del mondo, fatta di squadroni della morte, sottoalimentazione, ipocrisia religiosa e morale, per descrivere un paese dominato dal terrore poliziesco. Una lettura sincopata, che si apprezza via via che scorrono le pagine. Brandão è abile nello sfruttare il plurilinguismo (inglese, portoghese, slang brasiliano), per creare un susseguirsi di slide che possono vivere anche di vita propria. In senso stretto, il romanzo è la storia di Josè l'ammazzatopi, che da un sordido impiego presso un vecchio cinema passa alla lotta armata. Ma è anche molto di più e molto di meno: di più perché è una storia corale, attraverso infiniti squarci di biografie e voci e pensieri della sera e telegiornali e slogan pubblicitari, di tutta l America latindia, col suo terrore poliziesco e il suo cattolicesimo da inquisizione e la sua miseria pianificata; di meno perché la gran massa di oggetti spuri (carta d identità dell universo, disegni, fumetti, ritagli di giornale, parole in libertà, giaculatorie) lo abbassano a puro gioco letterario: il che Brandão se lo può permettere meno di chiunque altro. Nel 1976, dopo la pubblicazione in Brasile, Zero ricevette il premio come Melhor Ficçao concesso dalla Fundação Cultural do Distrito Federal. A novembre il libro venne censurato per essere poi di nuovo disponibile nel 1979. Tutto bene quindi? Non proprio, visto che Feltrinelli non ha mai più ripubblicato il libro, che va quindi cercato in rete o nel circuito dell'usato. Un triste epilogo: per Josè, ma anche per gli amanti della lettura. Descrizione bibliografica Titolo: Zero. Romanzo. (Le avventure di un eroe latinoamericano). Titolo o. Seller Inventory # ABE-1574767123522
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