Questa seconda edizione del lavoro introduttivo al tema del populismo penale nella prospettiva italiana è una conferma della felice intuizione che gli autori hanno avuto cinque anni fa, quando gli autori si sono posti il problema di mettere alla prova della storia political giuridica e giudiziaria nazionale quella locuzione, certi che dal contesto italiano potessero venirne indicazioni euristiche significative anche oltre i confini della Penisola. L'espressione "populismo penale" è ormai di uso comune nel dibattito pubblico e scientifico e più volte viene utilizzato per approfondirne presupposti, caratteristiche e tipologie, per valutarne la rilevanza entro un peculiare caso di multiple populism, ovvero nella rilettura critica degli istituti del diritto penale e di specifici interventi legislativi o giurisprudenziali. Questo libro si articola quindi lungo tre direttrici, mirando a fornire un percorso introduttivo tanto al lettore esperto quanto a chi voglia farsi una prima idea su questi argomenti. Il contributo di Manuel Anselmi intende dare un resoconto delle maggiori teorie del populismo politico nell'ambito delle scienze sociali, sottolineando l'evoluzione delle forme di populismo, da quello classico novecentesco latinoamericano a quello contemporaneo mediatico. Una attenzione particolare verrà data agli aspetti sociali e alle caratteristiche fondamentali delle modalità di produzione e gestione del consenso populistico, della leadership, della comunicazione e della relazione con l'opinione pubblica; più esattamente, del modo in cui, in unconcon, testo populistico, si trasforma il dibattito pubblico e si impone una grammatica comunicativa tesa alla mobilitazione acritica e spesso fuorviante. Nel saggio di Daniela Falcinelli viene presentata una riflessione sulle implicazioni del diritto penale emozionale in materia di sicurezza pubblica, e sulla protezione che lo schermo costituzionale può di contro garantire. Vengono analizzati i risvolti ideologico-politici di alcuni orientamenti giuridici e le trasformazioni del concetto di pena, alla luce degli scenari di confronto con gli approdi europei in materia di diritti dell'uomo. Il dibattito sul divieto di tortura viene focalizzato sulla realtà di un "crimine non scritto": silenzio normativo con profondi risvolti ideologici e politici oltre che giuridici.
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