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In-8. 2 opere in 1 volume, 324, [8] pagine. Legatura coeva in tutta pergamena morbida, resti di bindelle. Impresa di Pederzano al colophon, nota tipografica sia al frontespizio che alla fine del testo. Carattere corsivo, un poco di romano. Un capolettera figurato, numerose iniziali e 8 vignette incise in legno, di cui una a piena pagina, raffiguranti forni alchemici e alambicchi per la distillazione. Copia croccante e generalmente pulita all'interno, stampata su carta forte. Qualche brunitura iniziale. Segni del tempo e d'umidità alle prime due carte, che appaiono un po' impolverate e scurite in alcuni punti. Margini bianchi del primo fascicolo con abili interventi di restauro. Sguardia superiore rinnovata con carta antica, dorso riparato. Una buona copia di questa rara e ricercata edizione. Seconda edizione e rarissima prima edizione italiana di un celebre trattato alchemico che fu inizialmente attribuito al filosofo, teologo, mistico e missionario maiorchino Raimondo Lullo (1233-1315). Quest'edizione dei Due libri sui segreti della natura ovvero della quintessenza fu curata dal medico Walther Hermann Ryff e stampata per la prima volta nel 1541, giusto l'anno precedente, a Strasburgo. Fu dedicata al matematico ed astronomo Philipp Imser. Secondo Ferguson le opere di chimica stampate sotto il nome di Lullo non sono da considerarsi autentiche. Infatti, questo lavoro viene oggi descritto come Pseudo-Lullo. Meno dubbia, invece, è l'attribuzione della seconda opera, che si intitola Cinque libri sulle cose minerali e metalliche ed è data al dottore della Chiesa Alberto Magno. Il Liber de secretis naturae seu de quinta essentia fu l'opera centrale del corpus alchemico pseudo-lulliano, una vasta raccolta di ben 143 testi diversi che circolavano come opera di Lullo. In particolare, l'autore di questo lavoro usò ampie sezioni di un'opera precedente di Giovanni di Rupescisa (1310-1362), De consideratione quintae essentiae omnium rerum, che unisce l'alchimia alla medicina, descrivendo il processo di produzione di aqua vitae dalla distillazione del vino, ovvero l'acquavite come la quinta essenza del vino. Rupescissa credeva che la sostanza risultante, nota anche come elisir, potesse prevenire la corruzione e il decadimento, e quindi prevenire malattie e invecchiamento precoce. L elisir fu anche inteso dagli alchimisti come un preparato che, versato sui metalli, avrebbe dovuto trasformarli in oro. Il Liber de secretis naturae, in contrasto con il testo di Rupescissa, non è principalmente interessato all'applicazione medica della quintessenza, ma interpreta invece queste idee come parte di un sistema alchemico che include la medicina, la trasmutazione dei metalli e la produzione artificiale di pietre preziose. Per un approfondimento, si veda L'alchimia fra Medioevo e Rinascimento , di Chiara Crisciani e Michela Pereira, in Il Rinascimento. L Alchimia , Storia della Scienza Treccani (2001): "Alla fine del XIV sec. l'alchimia latina si presenta consolidata in tre correnti principali: il progetto di trasmutazione, esclusivamente metallurgico, che fa capo alla Summa dello Pseudo-Geber (Paolo di Taranto); l'alchimia dell'elixir, elaborata nei testi attribuiti a Raimondo Lullo e ad Arnaldo da Villanova, che mira a produrre un agente di trasformazione più generale, in grado di perfezionare i metalli, di favorire la crescita dei vegetali e soprattutto di promuovere la salute e il prolungamento della vita dell'uomo; infine, con Giovanni di Rupescissa, lo sviluppo di procedure di distillazione a partire da ingredienti organici e inorganici (alchimia della 'quinta essenza'), linea, questa, decisamente orientata a fini farmacologici e terapeutici, che costituiranno la caratteristica fondamentale del successivo rinnovamento paracelsiano. Adams L-1704; Caillet II, 6858; Duveen p. 369: well produced by Peter Schoeffer s youngest son ; Edit16 CNCE 31206; Ferguson II, p.54; Manca a BM STC. Seller Inventory # ABE-1616494764739
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