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In-8° broché, sous couverture d''attente moderne, 61 pages Extrait des Annales de Chimie et de Physique, Avril 1834 - - - - - MELLONI, Macedonio. - Nacque a Parma l'11 apr. 1798, secondo di quattro fratelli, da Antonio, facoltoso commerciante, e da Rosalia Jabalot.Compì gli studi nella locale R. Accademia di belle arti, approfondendo privatamente le conoscenze di matematica e fisica sotto la guida di A. Lombardini e di P. Sgagnoni. Promettente disegnatore e pittore (sue opere si conservano nella Pinacoteca di Parma e nel Kupferstichkabinett di Dresda), nel 1819 si recò a Parigi per apprendere l'arte dell'incisione ma preferì seguire (sembra informalmente, come semplice uditore) le lezioni di matematica e fisica all'École polytechnique. Tornato nel 1823 a Parma, l'anno successivo venne nominato professore sostituto alla cattedra di fisica teorico-sperimentale nella locale Università, tenuta da Sgagnoni; il 26 ag. 1827 divenne titolare della cattedra e direttore dell'annesso gabinetto fisico. La ricerca giovanile del M. fu fortemente influenzata dal pensiero del fisico ginevrino P. Prévost, i cui lavori lo spinsero ad affrontare lo studio del calore radiante. Di Prévost condivise la teoria dell'esistenza di due specie di trasmissione del calore, ma anche l'impostazione metodologica («La difference apparente entre l'interception de la chaleur et celle de la lumière par le mêmes matières n'établit aucune conclusion legittime sur la difference ou l'identité de la lumière et de la chaleur»: M. Melloni, Carteggio 1819-1854, p. 105). A questi anni risalgono la conoscenza e l'amicizia con il fisico modenese L. Nobili, ben noto alla comunità scientifica italiana e straniera per l'ideazione del galvanometro astatico. Dai ripetuti incontri con Nobili nacque una proficua collaborazione scientifica, interrotta solo dalla prematura morte di questo nel 1835. Il M. modificò infatti la termopila ideata da Nobili, aumentandone la prontezza e la sensibilità. Con essa e il galvanometro astatico il M. assemblò il termomoltiplicatore. Lo strumento, concepito per mostrare la superiorità su apparecchi quali i termoscopi, si rivelò di respiro più vasto. Con esso infatti si gettavano le basi per una ricerca sistematica sulle leggi di trasmissione e di assorbimento, che il M. sviluppò da solo. Nel periodo giovanile il M. si occupò pure di questioni di igrometria, anche se il suo contributo in questo campo non è di grande rilevanza dal punto di vista teorico, poiché egli si limitò a proporre un metodo di taratura dell'igrometro di H.-B. de Saussure. Convinto, come molti suoi contemporanei, che quell'igrometro fornisse risultati fortemente approssimati, ne realizzò una variante, conservata al dipartimento di fisica dell'Università di Parma. Tale strumento che, anche se ingegnoso, non venne adottato da altri scienziati, ha tuttavia un grande valore storico non solo perché rimane l'unico prototipo realizzato dal M., ma soprattutto perché alla sua costruzione contribuirono vari artigiani italiani e stranieri. Infatti i tubi barometrici si costruirono a Ginevra, le parti meccaniche a Parma, mentre la doppia scala micrometrica fu di G.B. Amici. Il 15 nov. 1830, nella prolusione al proprio corso, il M. pronunciò parole di encomio per gli studenti francesi che avevano contribuito alla cacciata di Carlo X; il giorno successivo la duchessa Maria Luigia lo destituì dall'incarico. Nel febbraio 1831, dopo un soggiorno a Firenze, fu di nuovo a Parma, invitato da F. Linati a far parte come membro aggiunto del governo provvisorio rivoluzionario; il suo prestigio fu decisivo per ottenere l'appoggio degli studenti. Egli propose la costituzione di reggimenti parmensi da unire a quelli bolognesi e modenesi già posti sotto il comando del generale C. Zucchi. Con la restaurazione del governo ducale (13 marzo) il M. fuggì da Parma e si rifugiò a Dôle, in Francia I. Seller Inventory # LSG55643
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